di Lorenzo Marmonti

Resti lì, fermo, affacciato alla finestra della vita ragionando su ciò che ti circonda.

Percepisci lo scorrere del tempo come macchine che sfrecciano veloci sulla strada; e mentre la tua mente naviga finisce che ti perdi in te stesso con lo sguardo fisso chissà dove. Dopo qualche istante, un sussulto; e comprendi che ogni azione compiuta o non compiuta ormai è… passata.

“Quanto tempo è servito a rendermi conto di tutto questo?”. “Quanti minuti son passati mentre fantasticavo su chissà cosa? Forse erano ore?”. “Quel tempo mi è servito o l’ho sprecato?”.

Einstein ha dedicato parte della sua vita a dimostrare una teoria che ci fa credere che il tempo non esiste ma che ci sia invece una prospettiva soggettiva di esso.
Eh già: “il relativismo“. Inutile dire quanto siano state rivoluzionarie le Sue teorie e quanto ancora producano i loro effetti sulla conoscenza di “colui che tutto move”; ma per chiunque di noi il tempo ha un valore inestimabile e lo dimostriamo ogni giorno programmando e riprogrammando le nostre attività.

Esempio lampante per chi lavora in Radio: per lui il tempo è il più grande tesoro. L’amico più prezioso.
Quello che per un ascoltatore è un semplice susseguirsi di parole e musica, per chi lavora dietro e davanti al microfono è una minuziosa ricerca e programmazione affinché ogni frazione di secondo abbia senso; e tutto ruota intorno ai cosiddetti “Clock radiofonici”.

Il Clock radiofonico stabilisce per esempio quanti secondi hai per parlare, quanti secondi ti mancano per iniziare il talk, quanti ne mancano per evitare di speakerare sopra l’intro della prossima canzone, eccetera.
Io che sono sempre stato una persona frenetica di natura quando leggo che mancano 30 secondi prima del “mio momento” inizio a picchiettare il piede a ritmo sul pavimento; forse più preoccupato a far accelerare il tempo che usare quei preziosi secondi per ripassare la scaletta. Infatti spesso finisco col dimenticarmi cosa dire. “Eppure non ero così ansioso di parlare?”.
Questa è una delle mie croci su cui dovrò lavorare tantissimo e che inoltre mi ha sempre causato qualche problema nella quotidianità.
Sarà molto importante migliorare, perché in radio tutta questa frenesia dev’essere dosata con cautela.
Usando un termine da ricettario direi “q.b.”. Come per il sale e lo zucchero.
Credo che esista sempre un limite sottile a dividere quel concetto tra “tempo speso bene” e “tempo sprecato”. Comprenderlo a volte non è necessario ma è la consapevolezza che si crea dentro di te a fare la differenza.

“Amico Tempo, lo ammetto, non sarà semplice, ma cercherò di trattarti meglio che posso: per darti importanza, per non sprecarti e per non farti sentire solo; perché per me non sarai mai e poi mai relativo”.