di Davide Biagianti

C’è una frase di Bruce Springsteen che porto dentro al cuore come una bandiera, come a dire “Ecco, io sono fatto esattamente così”.
Di primo acchito potranno forse sembrare un paio di righe lasciate al caso, due semplici versi nascosti dentro ad una canzone “minore” del disco “maggiore” del Boss. Il brano in questione s’intitola “No Surrender”, il disco è “Born in the U.S.A.” e la strofa incriminata faceva più o meno così: “Abbiamo imparato di più da una canzone di tre minuti, di quanto abbiamo mai imparato a scuola”.

 

Wow, colpito e affondato.

 

Per molti di noi la musica è una forza potentissima, è libertà e redenzione, l’espressione del nostro modo di essere e la dolce compagna delle sensazioni più intense.

Ci sono casi in cui la musica ha avuto perfino il potere di abbattere le barriere, laddove i rapporti umani, politici o sociali, avevano fallito. E quando parlo di “casi” intendo proprio dire che alcuni degli avvenimenti più stupefacenti sono accaduti proprio per caso.

 

E’ il 1996 quando Ry Cooder (l’ambasciatore americano della chitarra slide, vedere il “musicabolario” sotto la voce “colonna sonora di Paris, Texas” per credere), viene invitato a Cuba da Nick Gold per la registrazione di una session con due musicisti del Mali, in collaborazione con alcuni maestri cubani. Cooder sfugge all’embargo passando per il Messico, mentre i due musicisti del Mali non raggiungeranno mai Cuba a causa di qualche problemino con i visti d’ingresso. Sembra proprio che il disco non s’abbia da fare, ma l’occasione è davvero troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire e così nasce la magia. Il genio della slide guitar accetta comunque di incidere un disco insieme ad alcuni dei più famosi musicisti dell’isola, degli attempati signori che erano soliti ritrovarsi in un vecchio club, per suonare un po’ di musica tradizionale cubana.

 

Ciò che scaturisce da quell’esperienza è un successo improvviso ed inaspettato, il famosissimo “Buena Vista Social Club”, un meltin’ pot culturale tra la musica tradizionale americana e quella cubana, l’album vincitore di un Grammy nel 1998, ma soprattutto il disco che riporta Cuba, i suoi musicisti dimenticati, il suo popolo e le sue tradizioni, sulle bocche di tutto il mondo.
Ed è così che la musica, ancora una volta, ha lasciato il segno nella storia. Indelebile, libera, eterna e bellissima.