di Carlotta Brusi

In 15 minuti sono in accademia. Ci vado a piedi, perché abito vicino. Ogni giorno, o quasi, percorro lo stesso tratto di strada. Esco di casa, butto l’immondizia, prendo la solita scorciatoia e mi ritrovo su viale Lucania, all’altezza della rotonda. Costeggio il baracchino dei fiori, aspetto il semaforo verde e attraverso le strisce. Mi ritrovo a un altro semaforo, aspetto il verde e di nuovo attraverso le strisce. E poi, ancora, un altro semaforo e altre strisce.

Finalmente sono in viale Puglie, che percorro osservando il panorama alla mia sinistra e il traffico alla mia destra. Spesso abbasso lo sguardo per concentrarmi sui messaggi non letti, per sfruttare al meglio il tempo. Dopo pochi minuti sono all’incrocio con via Tertulliano. Scendo le scalette alla mia sinistra e continuo a camminare sul marciapiede, col passo veloce di sempre.
Scorgo il primo degli ingressi per accedere ad Accademia, quello secondario. Potrei proseguire dato che la maggior parte degli allievi passa dal cancello principale, poco più avanti. E invece no, non lo faccio, e perdo un’occasione di incontro. Forse perché mi piacciono le scorciatoie? O forse perché spesso sono in ritardo… non lo so. In ogni caso è così, ogni volta così.
Presi da mille pensieri e cose da fare, dagli obiettivi, dalla fretta e dall’abitudine, dimentichiamo di gustare il percorso.

Diamo per scontati frammenti di vita, che forse hanno qualcosa da mostrarci, da insegnarci. Attimi di quotidianità che risveglierebbero la nostra mente e i nostri sensi, e che magari susciterebbero in noi stupore… se solo ci fermassimo a guardarli. E non facciamo caso a quante strade differenti avremmo potuto scegliere. Non ci rendiamo conto che saremmo potuti arrivare alla stessa meta in modo diverso, probabilmente arricchiti. Arricchiti di dettagli e sfumature che inevitabilmente cambiano il nostro essere e, di conseguenza, quello di chi c’incontrerà.

Strade che, se ci pensiamo bene, non sono diverse da quelle che percorriamo nel corso di un’intera vita. Ci sono persone che optano per il percorso più semplice, più conveniente. Quello più sicuro dal punto di vista economico, di tendenza in un certo momento storico oppure indicato dai propri genitori. Persone che restano ingabbiate per anni in una vita che non corrisponde alle esigenze del loro cuore. E poi ci sono persone, persone audaci, che scelgono di rischiare, di prendere strade meno comuni, strade più complesse, tortuose e spesso contestate dalla massa. Alcuni degli audaci intuiscono presto il loro desiderio più profondo, e senza indugio lo assecondano. Altri, invece, lo scoprono nel tempo, e sono ancora più audaci perché decidono di cambiare direzione, di stravolgere la loro quotidianità e andare contro le aspettative.

Spero che sempre più persone possano assaporare la vita.

E che sempre più persone scelgano di manifestare il coraggio che è in ognuno di noi.

Perché questo è il senso del vivere.

Avere il coraggio di ascoltare il proprio cuore, che sa e che parla.

Avere il coraggio di percorrere la strada del cuore.